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venerdì 30 settembre 2011

"Adagio" di Mozart per Air France, così è Arte


                                 

Non può passare inosservato il nuovo spot di Air France e anche chi non è appassionato di musica classica non può non chiedersi a quale opera appartenga il brano di appena 60 secondi che è stato scelto ad arte. E' l' "Adagio" di Mozart e fa parte dell'opera: Concerto per piano n. 23 in A. Maggiore, K. 488 della durata totale di min. 6,24, composto nel 1786; il più celebre "adagio" di Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 - Vienna 1791). Per una volta anche i melomani più conservatori apprezzeranno l'omaggio che viene tributato a Mozart con la mirabile eleganza di questa sequenza pubblicitaria. La scena che Air France ha intitolato "L' Envol" è stata girata in Marocco (vicino a Quarzazate). I protagonisti ballano su 430 metri quadrati di specchi posati su una pedana di sostegno in legno e senza l'uso di effetti speciali; l' "Adagio" è stato eseguito direttamente dall' orchestra sinfonica "Les Siècles" durante la registrazione dello spot.
(Realizzazione e fotografia di Angelin Preljocaj e Stephan Fontaine).

mercoledì 14 settembre 2011

Quale arte in tempi di crisi?

pittura di Luigi Benedicenti, titolo "Domenica" (2010) foto tratta da artedossier
Cosa può rappresentare una pittura così fedele all'immagine da rasentare l'effetto fotografico? Anche se è una piacevole follia di virtuosismo, quale concetto di "metafisica" è riconducibile all'arte "iperreale"? In Italia, il fenomeno di questo realismo "cinico", assume i colori caldi che richiamano il Barocco perciò si differenzia dalla componente "pop" che si riscontra nell'iperrealismo statunitense, più freddo e meccanico. Comunque è strettamente legato ai dettami della moda e a parte il realismo esasperato dell'immagine che ho scelto, volevo collegarmi ad un altro fenomeno che la moda impone, cioè il "Manierismo" consumistico.
In ogni epoca, a partire dall'inizio del cinquecento, e sempre in tempi di profonda crisi economica e politica, si riconfigura in una forma nuova ma costantemente praticato da ogni espressione artistica. Il manierismo è ciclico.
Anche la continua reinterpretazione di stilemi classici è il principale indizio di una cultura di maniera (vedi Jan Fabre con la rivisitazione della Pietà di Michelangelo o Urs Fischer con la sua monumentale riproduzione in cera del "Ratto delle sabine" del Giambologna, foto sotto). Secondo alcuni analisti, la logica del capitalismo organizzata intorno al mercato, ai media e ad una società consumatrice che converte qualunque concetto e realtà in immagine e spettacolo, svilisce i valori della cultura e determina l'indebolimento dell'arte contemporanea. Finite le ideologie e sovvertiti i valori che per secoli avevano sostenuto la nostra cultura, c'è chi si è velocemente convertito all'orrore e al gioco della provocazione "a tutti i costi" (vedi Hirst, Cattelan, Fabre, e molti altri) e ci sono coloro che ancora confidano negli ideali di bellezza in attesa di un ennesimo mutamento storico.
P.S. L'opera di Urs Fischer non è più visibile poichè era stata creata come una gigantesca candela di cera e la fiamma l'ha già consumata insieme all'uomo di spalle, a grandezza naturale, anche lui di cera. Erano esposti all'Arsenale della 54 Biennale di Venezia 2011, Padiglione Svizzera. (foto tratta da Arte)

lunedì 5 settembre 2011

In attesa di Artemisia

Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne (Roma 1612)

Dal 22 settembre 2011 fino al 29 gennaio 2012, Milano celebra  Artemisia Gentileschi con una mostra a Palazzo Reale dal titolo Artemisia Gentileschi "Storia di una passione". 
In attesa di vederla vi consiglio un romanzo biografico che vi avvicinerà con curiosità e interesse al personaggio per comprendere e amare le sue opere. Il libro con illustrazioni correlate, s'intitola "Artemisia" di Alexandra Lapierre, uscito nel 1999, edito da Mondadori. L'autrice ha impiegato cinque anni di ricerche in giro per il mondo sulle tracce di Artemisia e Orazio Gentileschi per realizzare questo romanzo che racconta il dramma e la passione di una donna che per imporsi infranse tutte le regole.
Nel 1611 Artemisia già s'imponeva come pittrice di raro talento incontrando però l'avversità del padre, il famoso pittore Orazio Gentileschi che voleva nascondere al mondo l'avvenenza 
e il genio della figlia. Un amico e collaboratore del padre, il pittore Agostino Tassi, violentò Artemisia quando lei aveva diciannove anni. Ci fu un processo per stupro, scandaloso per l'epoca. L'accusato fu condannato a otto mesi di carcere e Artemisia, pur uscendone vittoriosa, subì la tortura morale oltre che fisica. In seguito maturò un ossessivo interesse per il tema della Giuditta, una specie di vendetta contro la prepotenza maschile. L'opera sopra, Giuditta che decapita Oloferne,  riprende una composizione del Caravaggio la cui violenza espressiva ispirò per sempre lo stile di Artemisia e gli studiosi di questo dipinto credono di riconoscere nella testa mozzata, il volto del pittore Agostino Tassi. Nonostante la brutale esperienza personale, Artemisia conquistò fama e gloria e fu un raro esempio di indipendenza professionale femminile. 
Artemisia Gentileschi, Roma 1593 - Napoli 1653