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mercoledì 9 gennaio 2013

Claude Monet, lettere dalla luce


1926 Claude Monet, Giverny, Francia    
 foto by artist and studio
Così scriveva Claude Monet da Bordighera, 1 febbraio 1884 ad Alice Hoschedè
(sua compagna dopo la scomparsa della prima moglie)
Cara Signora,
[...] Oggi il tempo è stato bello, ma grigio; del resto, tutto è ugualmente grazioso. Lavoro senza posa, e quel che faccio ora è molto migliore; vedo i soggetti dove non li vedevo i primi giorni; [...] Vi devo rimproverare per tutte le follie della vostra immaginazione, perchè arrovellarvi e tormentarvi per il gusto di farlo? Non è già abbastanza essere momentaneamente separati? Sì è vero, ho tutto il piacere per me, il lavoro, il paese, il sole, ma è tutto qui; non ci sono nè ladies nè cappelli Rembrandt che mi tormentino. Via, sappiate una volta per tutte che voi siete tutta la mia vita con i miei figli e che mentre lavoro non cesso di pensare a voi. [...]; ma per me non c'è felicità che con voi, ed io la vorrei più completa. Lasciate dunque questi cattivi pensieri che vi fanno male. Convincetevi che io lavoro, che ciò è un bene per me e pazientate. Fate provviste d'amore per il mio ritorno e soprattutto, qualunque cosa accada, non lasciatemi un solo giorno senza una vostra lettera. Badate che anch'io, in questo caso, ho una testa che va su di giri e che si inquieta; ma dico stupidaggini, cioè dico male quel che provo.
Vi amo, lo sapete, ve lo ripeto, non dubitatene mai più e abbracciatemi per tutti i ragazzi.
Saluti a Marthe. Per quello che posso inviarvi di me, i miei più dolci pensieri.
Vostro, Claude Monet
Vi faccio osservare che non affrancate a sufficienza le vostre lettere e che pago una forte sopratassa.            (Testo tratto da "Lettere dalla luce" 2003, edizioni Linea d'ombra Libri)

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